Il trattamento delle lesioni normocromiche tramite la colorazione iatrogena incrementante l’assorbimento lesionale. (O. Marangoni MD, 1999)
La colorazione con cromofori esogeni, modificanti la termocinesi tessutale, “inganna” le diverse lunghezze d’onda dei laser a diodi, consentendo la fotocoagulazione precisa e selettiva di lesioni pigmentate e normocromiche superficiali con un notevole risparmio delle fluenze impiegate. L’emissione obbligatoriamente pulsata circoscrive la termolisi a quanto pigmentato artificialmente.
Le eventuali “sbordature” del raggio, dovute a movimenti involontari del chirurgo o imprevisti dei pazienti ansiosi o bambini, non ledono i tessuti sani circostanti, se ben raffreddati.
La cute chiara e non abbronzata è particolarmente trasparente alla radiazione laser I.R. (fototipo 1-4).
Il vantaggio è l'assenza di qualsiasi forma di dolore ed il confinamento localizzato della distruzione fototermica a quanto pigmentato artificialmente.
Esistono molti cromofori "esogeni" utilizzati come coloranti per variare la termocinesi tessutale, con incremento dell'assorbimento delle lesioni.
La differenza tra il trattamento delle lesioni pigmentate e quelle vascolari
È noto che nelle lesioni pigmentate le melanine sono per i laser "bersagli reali" perché assorbono con matematica precisione la radiazione laser, come nel caso del trattamento di lentiggini, macchie caffèlatte, efelidi, papulosi nigra, poichilodermia di Civatte, lesioni ipercheratosiche, macchie da fotoinvecchiamento, ecc.
Invece le emoglobine delle lesioni vascolari non sono obiettivi laser veri, ma fungono da "esche ottiche", in quanto i bersagli reali sono le pareti vasali.
La vaporizzazione - coagulazione delle emoglobine eritrocitarie è un artificio producente; calore che, diffondendo, deve procurare endotelite termica con fenomeni di:
distruzione completa delle ectasie a pareti sottili ed "esca cromorofica abbondante" (angiomi, angiectasie del viso),
danneggiamento incompleto e ricanalizzazione delle lesioni vascolari a parete spessa e "scarsa esca cromorofica", in particolare le ectasie degli arti inferiori laddove i parametri di esercizio sono estremamente maggiori rispetto a quelli del volto.